Paolo Uccello, San Giorgio che uccide il drago
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Title
Paolo Uccello, San Giorgio che uccide il drago
Fototeca Volpe Item Type Metadata
Tipologia dell'oggetto
Soggetto
San Giorgio e il drago (Pudelko 1935)
San Giorgio che uccide il drago (Volpe 1980)
San Giorgio (Parronchi 1974)
San Giorgio e la principessa (Longhi 1928)
San Giorgio che uccide il drago (Volpe 1980)
San Giorgio (Parronchi 1974)
San Giorgio e la principessa (Longhi 1928)
Localizzazione
Melbourne, National Gallery of Victoria, inv. 2124-4
Altre Localizzazioni
Collezione Samuel Woodburn (ante 1860);
Christie's, Londra, 9-11 giugno 1860, lotto 59, venduto a "Campanari", Hudson ipotizza possa essere il marchese italiano Domenico Campanari;
Collezione Walter Davenport Bromley, 1863;
Christie's, Londra, 12 giugno 1863, lotto 135, vendita della Collezione Walter Davenport Bromley, venduto a "Burton", forse Mrs F. W. Burton;
Kinnaird Castle, collezione di Sir James Carnegie, nono conte di Southesk (dal 1867);
in deposito a Edimburgo, National Gallery of Scotland (dal 1922);
venduto da Sir Charles Alexander Carnegie, undicesimo conte di Southesk, ai mercanti londinesi Ellis and Smith, che lo rivendettero a Agnews Gallery il 9 febbraio del 1949;
L'11 luglio del 1949 fu acquistato dal Felton Bequest come lavoro di Domenico di Bartolo e donato alla Galleria di Melbourne dove si trova tutt'ora.
(Hudson 2008; Mazzalupi 2013)
Christie's, Londra, 9-11 giugno 1860, lotto 59, venduto a "Campanari", Hudson ipotizza possa essere il marchese italiano Domenico Campanari;
Collezione Walter Davenport Bromley, 1863;
Christie's, Londra, 12 giugno 1863, lotto 135, vendita della Collezione Walter Davenport Bromley, venduto a "Burton", forse Mrs F. W. Burton;
Kinnaird Castle, collezione di Sir James Carnegie, nono conte di Southesk (dal 1867);
in deposito a Edimburgo, National Gallery of Scotland (dal 1922);
venduto da Sir Charles Alexander Carnegie, undicesimo conte di Southesk, ai mercanti londinesi Ellis and Smith, che lo rivendettero a Agnews Gallery il 9 febbraio del 1949;
L'11 luglio del 1949 fu acquistato dal Felton Bequest come lavoro di Domenico di Bartolo e donato alla Galleria di Melbourne dove si trova tutt'ora.
(Hudson 2008; Mazzalupi 2013)
Cronologia
XV sec., 1423-1425 circa (Boskovits 2002)
Motivazione della cronologia
Bibliografia
Altre datazioni
1430 (Volpe 1980)
Autore
Paolo di Dono detto Paolo Uccello (1397-1475) (Longhi [1928]1968)
Motivazione dell'attribuzione
Bibliografia
Altre Attribuzioni
Domenico di Bartolo (van Marle 1927)
Seguito diretto di Paolo Uccello (Longhi 1928)
Pittore angelichiano influenzato da Paolo Uccello (Pudelko 1935)
Alesso Baldovinetti (Parronchi 1974)
Maestro Azzurro (expertise richiesto dalla vicedirettrice della National Gallery of Victoria di Melbourne 1970)
Andrea Orcagna (National Gallery London, archives, ante 1860; Christie’s London, archives, 1860)
Seguito diretto di Paolo Uccello (Longhi 1928)
Pittore angelichiano influenzato da Paolo Uccello (Pudelko 1935)
Alesso Baldovinetti (Parronchi 1974)
Maestro Azzurro (expertise richiesto dalla vicedirettrice della National Gallery of Victoria di Melbourne 1970)
Andrea Orcagna (National Gallery London, archives, ante 1860; Christie’s London, archives, 1860)
Materia e tecnica
tavola/ pittura a tempera/ argentatura a foglia/ doratura a foglia/ laccatura/ pittura a smalto/ incamottatura di tela fine/ punzonatura/
Misure
62,2 x 38,8 cm
Restauri
Due piccole aree di restauro sui bordi verticali del dipinto in corrispondenza dell'imbocco ad arco della parte superiore della tavola suggeriscono che la cornice originaria presentasse lesene i cui capitelli coprivano leggermente la superficie del dipinto (Hudson 2008)
Commento storico-critico
La tavola ora conservata nella città australiana viene pubblicata per la prima volta da Van Marle che la attribuisce a Domenico di Bartolo (Van Marle 1927). Solo un anno dopo, Longhi propone di inserire l’opera nel corpus dei seguaci di Paolo Uccello. Ma ancora nel 1949, quando il dipinto viene venduto al museo di Melbourne, l'attribuzione è data a Domenico di Bartolo. Si deve aspettare il 1968 per avere una attribuzione certa a Paolo Uccello da parte di Longhi che aggiorna la sua precedente proposta nel saggio su Giovanni di Francesco (Longhi 1968).
Carlo Volpe, però, ritiene insoddisfacente sia l'attribuzione di Van Marle sia quella di Longhi e nell'aprile del 1971 rispondendo alla richiesta di expertise da parte della vicedirettrice del museo di Melbourne Ursula Hoff, che non era convinta della attribuzione a di Bartolo per il San Giorgio, scarta entrambe le precedenti attribuzioni e ipotizza che il dipinto sia «di un belissimo anonimo strettamente connesso con Paolo Uccello, ma con elementi senesi» e aggiunge che seconod lui il San Giorgio appartenga alla stessa mano della Annunciazione di Oxford che tre anni prima era stata attribuita dal Berenson al pittore senese Pietro di Giovanni Ambrosi (lettera di Carlo Volpe alla Dr. Ursula Hoff in data 7/4/1971). Successivamente, lo stesso Volpe ritratta la sua attribuzione all'anonimo pittore senese per il San Giorgio e ritiene che anche la proposta di Berenson per l'Annunciazione sia totalmente erata. Avvedutosi dell'errore, continua però giustamnete a vedere nei due dipinti la mano di un unico artista per lui ancora sconosciuto e provvisoriamente da lui chiamato "Maestro Azzurro" per la tonalità dominante in entrambe le tavole (Volpe 1980).
Il tema iconografico di San Giorgio e il Drago fu molto caro alla cultura cortese e tardogotica, tanto che Paolo Uccello lo riprodusse almeno altre due volte: nella tavola della National Gallery di Londra e in quella del Musée Jacquemart-André di Parigi. Se, però, nelle ultime due tavole la scena si apre su uno spazio arioso e correttamente scorciato in prospettiva, nella nostra tavola, al contrario, tutta la composizione viene presentata in primo piano e compressa quasi a ricordare le formelle ghibertinane della Porta Nord del Battistero di Firenze, dove sappiamo Paolo Uccello lavorò agli inizi (Boskovits 1992).
La mancanza di date sicure per la giovinezza di Paolo Uccello e la perdita di tutte le prime opere che Giorgio Vasari cita del pittore non hanno permesso una facile datazione dell’opera. Carlo Volpe propone gli anni Trenta confrontando la tavola con la simile pittura di luce dell’Angelico e con le opere degli stessi anni del Sassetta. Sempre Volpe nota delle somiglianze stilistiche con gli affreschi di Prato per le architetture neomasesche e con la predella di Quarate per la posa del cavallo (Volpe 1980). Ma ad oggi la proposta più accreditata è quella di Miklós Boskovits che arretra la datazione al periodo antecedente al viaggio a Venezia del pittore e pone quindi come termine ante quem il 1425 (Boskovits 2002). Questa datazione sembra rispecchiare maggiormente i motivi stilistici ancora di sapore medievale, come il preponderante uso delle lacche, degli smalti e del fondo oro, e la voluta mancanza di prospettiva data dall’incisione a mano libera della città sullo sfondo. Come già detto sopra, la tavola di San Giorgio può essere confrontata un'altra opera giovanile, la Annunciazione di Oxford, per l'uso delle stesse tonalità cromatiche e per la foglia oro sullo sfondo. Già Pudelko, ancora prima della attribuzione a Paolo Uccello, aveva riconosciuto nel San Giorgio di Melbourne la stessa mano della Annunciazione di Oxford, ma riteneva che l’artista fosse un angelichiano influenzato da Paolo Uccello (Pudelko 1935).
Carlo Volpe, però, ritiene insoddisfacente sia l'attribuzione di Van Marle sia quella di Longhi e nell'aprile del 1971 rispondendo alla richiesta di expertise da parte della vicedirettrice del museo di Melbourne Ursula Hoff, che non era convinta della attribuzione a di Bartolo per il San Giorgio, scarta entrambe le precedenti attribuzioni e ipotizza che il dipinto sia «di un belissimo anonimo strettamente connesso con Paolo Uccello, ma con elementi senesi» e aggiunge che seconod lui il San Giorgio appartenga alla stessa mano della Annunciazione di Oxford che tre anni prima era stata attribuita dal Berenson al pittore senese Pietro di Giovanni Ambrosi (lettera di Carlo Volpe alla Dr. Ursula Hoff in data 7/4/1971). Successivamente, lo stesso Volpe ritratta la sua attribuzione all'anonimo pittore senese per il San Giorgio e ritiene che anche la proposta di Berenson per l'Annunciazione sia totalmente erata. Avvedutosi dell'errore, continua però giustamnete a vedere nei due dipinti la mano di un unico artista per lui ancora sconosciuto e provvisoriamente da lui chiamato "Maestro Azzurro" per la tonalità dominante in entrambe le tavole (Volpe 1980).
Il tema iconografico di San Giorgio e il Drago fu molto caro alla cultura cortese e tardogotica, tanto che Paolo Uccello lo riprodusse almeno altre due volte: nella tavola della National Gallery di Londra e in quella del Musée Jacquemart-André di Parigi. Se, però, nelle ultime due tavole la scena si apre su uno spazio arioso e correttamente scorciato in prospettiva, nella nostra tavola, al contrario, tutta la composizione viene presentata in primo piano e compressa quasi a ricordare le formelle ghibertinane della Porta Nord del Battistero di Firenze, dove sappiamo Paolo Uccello lavorò agli inizi (Boskovits 1992).
La mancanza di date sicure per la giovinezza di Paolo Uccello e la perdita di tutte le prime opere che Giorgio Vasari cita del pittore non hanno permesso una facile datazione dell’opera. Carlo Volpe propone gli anni Trenta confrontando la tavola con la simile pittura di luce dell’Angelico e con le opere degli stessi anni del Sassetta. Sempre Volpe nota delle somiglianze stilistiche con gli affreschi di Prato per le architetture neomasesche e con la predella di Quarate per la posa del cavallo (Volpe 1980). Ma ad oggi la proposta più accreditata è quella di Miklós Boskovits che arretra la datazione al periodo antecedente al viaggio a Venezia del pittore e pone quindi come termine ante quem il 1425 (Boskovits 2002). Questa datazione sembra rispecchiare maggiormente i motivi stilistici ancora di sapore medievale, come il preponderante uso delle lacche, degli smalti e del fondo oro, e la voluta mancanza di prospettiva data dall’incisione a mano libera della città sullo sfondo. Come già detto sopra, la tavola di San Giorgio può essere confrontata un'altra opera giovanile, la Annunciazione di Oxford, per l'uso delle stesse tonalità cromatiche e per la foglia oro sullo sfondo. Già Pudelko, ancora prima della attribuzione a Paolo Uccello, aveva riconosciuto nel San Giorgio di Melbourne la stessa mano della Annunciazione di Oxford, ma riteneva che l’artista fosse un angelichiano influenzato da Paolo Uccello (Pudelko 1935).
Documentazione fotografica
Bibliografia
R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, 19 voll., Martinus Nijhoff, The Hague 1923-1938, vol. IX, [1927], pp. 544, 546;
R. Longhi, Ricerche su Giovanni di Francesco, in "Pinacotheca", I, 1928, pp. 34-38;
Ora in Me pinxit e Quesiti caravaggeschi, 1928-1934, Sansoni, Firenze 1968, pp. 21-36;
G. Pudelko, Der Meister der Anbetung in Karlsruhe, ein Schüler Paolo Uccellos, in Adolph Goldschimidt zu seinen sienbenzigssten Geburtstag, Würfel Verlag, Berlin 1935, pp. 128, n. 1;
J. Pope-Hennesy, Sassetta, Chatto & Windus, Londra 1939, pp. 202-203, n. 133;
A. Parronchi, Paolo Uccello, Massimiliano Boni, Bologna 1974, tav. 20a;
C. Volpe, Paolo Uccello a Bologna, in "Paragone", XXXI, 365, luglio 1980, p. 3-28, ora in La pittura nell'Emilia e nella Romagna, raccolta di scritti sul trecento e quattrocento, a cura di D. Benati, L. Peruzzi, Artioli Editore, Modena 1993, pp. 102-123;
F. Borsi e S. Borsi, Paolo Uccello, Leonardo, Milano 1992, pp. 343-344;
The Martello Collection. Further Paintings, Drawings and Miniatures, 13th-18th Century, a cura di M. Boskovits, Centro Di., Firenze 1992, p. 140;
M. Boskovits, Appunti su Masaccio e sulla pittura fiorentina del suo tempo, in Masaccio e le origini del Rinascimento, a cura di L. Bellosi, catalogo della mostra (San Giovanni in Valdarno, Casa Masaccio 26 settembre-21 dicembre 2002), Skira, Milano 2002, pp. 53-75: 67;
H. Hudson, A Knight in Shining Armour, a Virgin. Uccello's Melbourne Saint George and the dragon and Oxford Annunciation, in "Art Bulletin of Victoria", XLVI, 2006, pp. 6-15, 70-71;
H. Hudson, The materials and the technique of two panel paintings attributed to Paolo Uccello: The Oxford Annunciation and the Melbourne Saint George, in La peinture ancienne et ses procédés. Copies, rèpliques, pastiches, a cura di H. Verougstraete, J. Couvert, atti di convegno (Bruges, 11-13 settembre 2003), Uitgeverij Peeters, Leuven 2006, pp. 8-17: 14;
M. Mazzalupi, Un caso di metodo: gli affreschi di Prato e la giovinezza di Paolo Uccello in Da Donatello a Lippi: officina pratese, a cura di A. De Marchi, C. Gnoni Mavarelli, catalogo di mostra (Prato, Palazzo Pretorio, 14 settembre 2013-14 gennaio 2014), Skira, Milano 2013, pp.65-75: 66;
M. Mazzalupi, in Da Donatello a Lippi: officina pratese, a cura di A. De Marchi, C. Gnoni Mavarelli, catalogo di mostra (Prato, Palazzo Pretorio, 14 settembre 2013-14 gennaio 2014), Skira, Milano 2013, pp. 110-111 scheda 2.3;
M. Minardi, Paolo Uccello, 24 Ore Cultura, Milano 2017.
R. Longhi, Ricerche su Giovanni di Francesco, in "Pinacotheca", I, 1928, pp. 34-38;
Ora in Me pinxit e Quesiti caravaggeschi, 1928-1934, Sansoni, Firenze 1968, pp. 21-36;
G. Pudelko, Der Meister der Anbetung in Karlsruhe, ein Schüler Paolo Uccellos, in Adolph Goldschimidt zu seinen sienbenzigssten Geburtstag, Würfel Verlag, Berlin 1935, pp. 128, n. 1;
J. Pope-Hennesy, Sassetta, Chatto & Windus, Londra 1939, pp. 202-203, n. 133;
A. Parronchi, Paolo Uccello, Massimiliano Boni, Bologna 1974, tav. 20a;
C. Volpe, Paolo Uccello a Bologna, in "Paragone", XXXI, 365, luglio 1980, p. 3-28, ora in La pittura nell'Emilia e nella Romagna, raccolta di scritti sul trecento e quattrocento, a cura di D. Benati, L. Peruzzi, Artioli Editore, Modena 1993, pp. 102-123;
F. Borsi e S. Borsi, Paolo Uccello, Leonardo, Milano 1992, pp. 343-344;
The Martello Collection. Further Paintings, Drawings and Miniatures, 13th-18th Century, a cura di M. Boskovits, Centro Di., Firenze 1992, p. 140;
M. Boskovits, Appunti su Masaccio e sulla pittura fiorentina del suo tempo, in Masaccio e le origini del Rinascimento, a cura di L. Bellosi, catalogo della mostra (San Giovanni in Valdarno, Casa Masaccio 26 settembre-21 dicembre 2002), Skira, Milano 2002, pp. 53-75: 67;
H. Hudson, A Knight in Shining Armour, a Virgin. Uccello's Melbourne Saint George and the dragon and Oxford Annunciation, in "Art Bulletin of Victoria", XLVI, 2006, pp. 6-15, 70-71;
H. Hudson, The materials and the technique of two panel paintings attributed to Paolo Uccello: The Oxford Annunciation and the Melbourne Saint George, in La peinture ancienne et ses procédés. Copies, rèpliques, pastiches, a cura di H. Verougstraete, J. Couvert, atti di convegno (Bruges, 11-13 settembre 2003), Uitgeverij Peeters, Leuven 2006, pp. 8-17: 14;
M. Mazzalupi, Un caso di metodo: gli affreschi di Prato e la giovinezza di Paolo Uccello in Da Donatello a Lippi: officina pratese, a cura di A. De Marchi, C. Gnoni Mavarelli, catalogo di mostra (Prato, Palazzo Pretorio, 14 settembre 2013-14 gennaio 2014), Skira, Milano 2013, pp.65-75: 66;
M. Mazzalupi, in Da Donatello a Lippi: officina pratese, a cura di A. De Marchi, C. Gnoni Mavarelli, catalogo di mostra (Prato, Palazzo Pretorio, 14 settembre 2013-14 gennaio 2014), Skira, Milano 2013, pp. 110-111 scheda 2.3;
M. Minardi, Paolo Uccello, 24 Ore Cultura, Milano 2017.
Ente schedatore
Laboratorio 2024
Compilatori
Emma Squartini, Sofia Zanardi
Responsabili
Gianluca Del Monaco
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Citation
“Paolo Uccello, San Giorgio che uccide il drago,” La fototeca di Carlo Volpe: l'officina del conoscitore, accessed December 10, 2024, https://laboratorio2024.omeka.net/items/show/7.