Giotto, Polittico Baroncelli
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Title
Giotto, Polittico Baroncelli
Fototeca Volpe Item Type Metadata
Tipologia dell'oggetto
Soggetto
Localizzazione
Firenze, Chiesa di Santa Croce, transetto sud, parete di testa, cappella della Nunziata (Baroncelli, poi Giugni), sull'altare.
Altre Localizzazioni
Firenze, Chiesa di Santa Croce, cappella del Noviziato (Medici)
Cronologia
circa 1328-1330
Motivazione della cronologia
bibliografia
Altre datazioni
sec. XIV, prima metà, 1320-25
sec. XIV, prima metà, 1332-38
sec. XIV, prima metà, 1332-38
Autore
Giotto (1266 circa - 1337)
Bottega di Domenico Ghirlandaio (1449-1494) (intervento quattrocentesco di riquadratura)
Bottega di Domenico Ghirlandaio (1449-1494) (intervento quattrocentesco di riquadratura)
Motivazione dell'attribuzione
firma, bibliografia
Altre Attribuzioni
Taddeo Gaddi (Fry [1901] 2008, Previtali 1967)
Giotto e bottega (Bologna 1969, Bellosi 1985)
Assistente A di Giotto (Maestro delle Vele) (Previtali 1967)
Sebastiano Mainardi (intervento quattrocentesco di riquadratura, serafini) (Zeri 1957)
Domenico Ghirlandaio (intervento quattrocentesco di riquadratura) (G. Ragionieri in Domenico Ghirlandaio 1983)
Giotto e bottega (Bologna 1969, Bellosi 1985)
Assistente A di Giotto (Maestro delle Vele) (Previtali 1967)
Sebastiano Mainardi (intervento quattrocentesco di riquadratura, serafini) (Zeri 1957)
Domenico Ghirlandaio (intervento quattrocentesco di riquadratura) (G. Ragionieri in Domenico Ghirlandaio 1983)
Committenza
famiglia Baroncelli
Materia e tecnica
pittura a tempera e oro su tavola
Misure
185 x 323 cm
Restauri
P. Bracco, O. Bacci 1865
Commento storico-critico
Il Polittico Baroncelli è un dipinto a tempera e oro su tavola di Giotto, situato nella cappella Baroncelli della chiesa di Santa Croce a Firenze, transetto sud. Esso rappresenta l’unica opera dell’artista che sia rimasta nella sua collocazione originaria, e una delle tre opere autografe giunte fino a noi insieme al polittico di Bologna e alle Stimmate di San Francesco conservate al Louvre. Il polittico, anche data la presenza dell’iscrizione OPUS MAGISTRI JOCTI nella parte bassa, in passato non aveva goduto dell’attenzione critica che merita e ulteriori ipotesi sulla sua paternità sono state portate avanti soltanto a partire dal secolo scorso. Venturi per esempio considera la firma un’aggiunta quattrocentesca, mentre Offner e Rintelen escludono l’opera dal catalogo di Giotto. C’è anche chi ritiene che l’opera sia esclusivamente di bottega, ma l’attribuzione più importante è riferita a Taddeo Gaddi (Fry 1901), autore tra l’altro della decorazione della cappella, con l’aiuto diretto di Giotto o del Parente di Giotto (Previtali 1967). Questa ipotesi viene avvalorata inoltre da Venturi, Toesca e Salvini. Anche Paatz, Bologna e Bellosi lo ricordano come opera di Giotto e bottega. L’opera, ritenuta comunemente tarda, viene collocata cronologicamente dopo il 1328, data dell’inaugurazione della cappella Baroncelli, nel periodo immediatamente precedente alla partenza di Giotto per Napoli (1329-1333), oppure subito dopo il suo ritorno nel 1334 (Previtali, Salvini), ma comunque prima della sua permanenza a Milano (1335). Lo scomparto centrale mostra l’Incoronazione della Vergine con due coppie di angeli in adorazione ai lati, mentre i quattro laterali accolgono una moltitudine di santi, angeli musicanti e angeli cantori, per un totale di centoventi figure dalle espressioni variegate, sintomo della volontà di emulare la realtà, come si può notare ad esempio grazie agli angeli con le trombe dalle gote gonfie. Questi ultimi vengono inoltre citati da Roberto Longhi in quanto ripresi nell’affresco di Montefalco di Ambrogio Lorenzetti.
L’opera, che versa in buono stato di conservazione tranne le spellature presenti sull’estrema destra, ha subito delle modifiche molto importanti nel corso del Quattrocento e oggi si presenta riquadrata e privata della cimasa con l’Eterno e sei angeli in volo, ora conservata al San Diego Museum of Art, San Diego, e riconosciuta come parte del polittico dallo Zeri (1957), il quale precisò che l’Eterno è mano di Giotto mentre gli angeli di Taddeo Gaddi. Tale drastico intervento di riquadratura viene attribuito a Sebastiano Mainardi, artista della bottega di Domenico Ghirlandaio e autore di un’Assunta affrescata sulla parete ovest della cappella nella seconda campata. Nello stesso frangente furono dipinte nei pennacchi sei teste di serafini.
Il retablo, nonostante tutto, conserva sul retro importanti frammenti della carpenteria gotica oltre alla predella “a scatola” dove sono rappresentati Cristo in pietà, con ai lati Francesco e Giovanni Battista, ed altri due santi. È proprio nello zoccolo immediatamente superiore che si riesce ancora a leggere in parte la firma di Giotto.
L’opera, che versa in buono stato di conservazione tranne le spellature presenti sull’estrema destra, ha subito delle modifiche molto importanti nel corso del Quattrocento e oggi si presenta riquadrata e privata della cimasa con l’Eterno e sei angeli in volo, ora conservata al San Diego Museum of Art, San Diego, e riconosciuta come parte del polittico dallo Zeri (1957), il quale precisò che l’Eterno è mano di Giotto mentre gli angeli di Taddeo Gaddi. Tale drastico intervento di riquadratura viene attribuito a Sebastiano Mainardi, artista della bottega di Domenico Ghirlandaio e autore di un’Assunta affrescata sulla parete ovest della cappella nella seconda campata. Nello stesso frangente furono dipinte nei pennacchi sei teste di serafini.
Il retablo, nonostante tutto, conserva sul retro importanti frammenti della carpenteria gotica oltre alla predella “a scatola” dove sono rappresentati Cristo in pietà, con ai lati Francesco e Giovanni Battista, ed altri due santi. È proprio nello zoccolo immediatamente superiore che si riesce ancora a leggere in parte la firma di Giotto.
Documentazione fotografica
Bologna, Biblioteca delle Arti, Fototeca I. B. Supino, Fototeca Volpe, inv. 1399/20-26, positivo B/N, Alinari;
Bologna, Biblioteca delle Arti, Fototeca I. B. Supino, Fototeca Volpe, inv. 1399/27, positivo B/N, Brogi;
Bologna, Biblioteca delle Arti, Fototeca I. B. Supino, Fototeca Volpe, inv. 1399/28-31, positivo B/N, Alinari;
Bologna, Biblioteca delle Arti, Fototeca I. B. Supino, Fototeca Volpe, inv. 1399/27, positivo B/N, Brogi;
Bologna, Biblioteca delle Arti, Fototeca I. B. Supino, Fototeca Volpe, inv. 1399/28-31, positivo B/N, Alinari;
Bibliografia
G. Vasari, Le Vite de’ più eccellenti pittori scultori ed architettori, vol. 1, a cura di G. Milanesi, Sansoni, Firenze 1878, pp. 374-375;
F. Rintelen, Giotto und die Giotto-Apokryphen, Leipzig Müller, München 1912, p. 217;
O. Sirén, Giotto and some of his followers, Harvard University Press, Cambridge, Mass 1917, p. 153;
B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. a list of the principal artists and their works with an index of places, Phaidon, Oxford 1932;
P. Toesca, Il Trecento, UTET, Torino 1951, pp. 480-490;
C. Volpe, Ambrogio Lorenzetti e le congiunzioni fiorentine-senesi nel quarto decennio del Trecento, in "Paragone", II, 13, 1951, pp. 40-52;
F. Zeri, Due appunti su Giotto, in "Paragone", VIII, 85, 1957, pp. 75-87;
C. Gnudi, Giotto, Aldo Martello, Milano 1959;
R. Salvini, Tutta la pittura di Giotto, Rizzoli, Milano 1962, pp. 86-87.
F. Bologna, Novità su Giotto. Giotto al tempo della Cappella Peruzzi, Einaudi, Torino 1969;
G. Previtali, Giotto e la sua bottega, Fabbri, Milano 1967;
A. Conti, Pittori in Santa Croce. 1295-1341, Pacini Mariotti, Pisa 1972;
A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d’arte, Electa, Milano 1988;
F. Flores d’Arcais, Giotto, Federico Motta Editore, Milano 1995, pp. 337-345;
R. Fry, Giotto (1901), a cura di L. Cavazzini, trad. di E. Cannata, Abscondita, Milano 2008;
Giotto, l’Italia, a cura di S. Romano, P. Petraroia, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2 settembre 2015 - 10 gennaio 2016), Electa, Milano 2015, p. 118.
F. Rintelen, Giotto und die Giotto-Apokryphen, Leipzig Müller, München 1912, p. 217;
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C. Gnudi, Giotto, Aldo Martello, Milano 1959;
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F. Bologna, Novità su Giotto. Giotto al tempo della Cappella Peruzzi, Einaudi, Torino 1969;
G. Previtali, Giotto e la sua bottega, Fabbri, Milano 1967;
A. Conti, Pittori in Santa Croce. 1295-1341, Pacini Mariotti, Pisa 1972;
L’opera completa di Giotto (I classici dell’arte, 3), presentazione di G. Vigorelli, apparati critici e filologici di E. Baccheschi, Rizzoli, Milano 1978;
Domenico Ghirlandaio. restauro e storia di un dipinto, catalogo della mostra (Figline Valdarno, Arciconfraternita di Misericordia, 14 maggio - 10 luglio 1983), Opus Libri, Fiesole 1983;
L. Bellosi, La pecora di Giotto, Einaudi, Torino 1985;A. Conti, Storia del restauro e della conservazione delle opere d’arte, Electa, Milano 1988;
F. Flores d’Arcais, Giotto, Federico Motta Editore, Milano 1995, pp. 337-345;
R. Fry, Giotto (1901), a cura di L. Cavazzini, trad. di E. Cannata, Abscondita, Milano 2008;
Giotto, l’Italia, a cura di S. Romano, P. Petraroia, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2 settembre 2015 - 10 gennaio 2016), Electa, Milano 2015, p. 118.
Ente schedatore
Laboratorio 2024
Compilatori
Anna Sofia Desideri, Rosario Leuzzi
Responsabili
Gianluca Del Monaco
Files
Collection
Citation
“Giotto, Polittico Baroncelli,” La fototeca di Carlo Volpe: l'officina del conoscitore, accessed December 10, 2024, https://laboratorio2024.omeka.net/items/show/12.